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«Ora il vero rischio della nostra città – come della cultura occidentale – è di rassegnarsi a vivere dentro una cultura incapace di dare un assetto sensato al nostro convivere, che non sia la mera esaltazione della libertà individuale. Una cultura che intende dispensare l’uomo dalla ricerca di un senso della vita. La rassegnazione, la de-moralizzazione, l’avvilimento del cuore che ne derivano, possono essere fatali, perché ci portano a pensare che ciascuno di noi è impotente di fronte ai grandi poteri e meccanismi economici e finanziari.
Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! (Papa Francesco, 16 marzo 2013)
Con la sua Incarnazione, con la sua venuta tra noi, Gesù ci ha toccato e, attraverso i Sacramenti, anche oggi ci tocca; in questo modo, trasformando il nostro cuore, ci ha permesso e ci permette di riconoscerlo e di confessarlo come Figlio di Dio. Con la fede, noi possiamo toccarlo, e ricevere la potenza della sua grazia. Sant’Agostino, commentando il passo dell’emorroissa che tocca Gesù per essere guarita (cfr Lc 8,45-46), afferma: « Toccare con il cuore, questo è credere ».
(Papa FRANCESCO, Lumen fidei, n. 31).
Io so che voi volete essere terreno buono, cristiani veramente, non cristiani part-time; non cristiani “inamidati”, con la puzza sotto il naso, così da sembrare cristiani e, sotto sotto, non fare nulla; non cristiani di facciata, ma cristiani autentici.
So che voi non volete vivere nell'illusione di una libertà inconsistente che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno.
Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso, non “guardate dal balcone” la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù.
Leggi tutto: PAPA FRANCESCO AI GIOVANI della GMG di RIO DE JANEIRO (2)
Il quarto e ultimo capitolo (n°50-60), intitolato Dio prepara per loro una città (Eb 11,16), illustra il legame tra la fede e il bene comune, ribadendo che la fede non serve solo per l’aldilà,non allontana dal mondo e non è estranea all’impegno concreto dell’uomo contemporaneo.
L’Enciclica si sofferma poi su tutte le realtà sociali illuminate dalla fede: la famiglia i giovani, la natura, la sofferenza e la morte.
Papa Francesco chiude il capitolo menzionando una delle sue esortazioni: “Non facciamoci rubare la speranza,non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino”.