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Siete in tanti! Venite da tutti i continenti! Ma oggi siete qui, anzi oggi siamo qui, insieme, uniti per condividere la fede e la gioia dell’incontro con Cristo, dell’essere suoi discepoli. Vedo in voi la bellezza del volto giovane di Cristo e il mio cuore si riempie di gioia!
Avrei voluto bussare a ogni porta, dire "buongiorno", chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un "cafezinho" o un bicchiere di cachaça, parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni....
Fin dal primo momento in cui ho toccato la terra brasiliana e anche qui in mezzo a noi, mi sento accolto. E’ importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!
Guardando questo mare, la spiaggia e tutti voi, mi viene in mente il momento in cui Gesù ha chiamato i primi discepoli a seguirlo sulla riva del lago di Tiberiade. Oggi Gesù ci chiede ancora: Vuoi essere mio discepolo? Vuoi essere mio amico? Vuoi essere testimone del mio Vangelo?
Bota fé (metti fede). Quando si prepara un buon piatto e vedi che manca il sale, allora tu metti il sale; manca l'olio, allora tu metti l'olio... ‘Mettere’, cioè collocare, versare. Così è anche nella nostra vita cari giovani: se vogliamo che essa abbia veramente senso e pienezza, come voi stessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi: ‘metti fede’ e la tua vita avrà un sapore nuovo, avrà una bussola che indica la direzione; ‘metti speranza’ e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; ‘metti amore’ e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te. Caro giovane, cara giovane: ‘metti Cristo’ nella tua vita.
I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita.Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c’è anche un’eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E l’esclusione dei giovani. La percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro, senza impiego, è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata con il lavoro. Questa civiltà, cioè, ci ha portato a escludere i due vertici che sono il nostro futuro.Allora i giovani: devono emergere, devono farsi valere; i giovani devono uscire per lottare per i valori, lottare per questi valori; e gli anziani devono aprire la bocca, gli anziani devono aprire la bocca e insegnarci! Trasmetteteci la saggezza dei popoli!
La fede in Gesù Cristo non è uno scherzo, è una cosa molto seria. E’ uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi. E’ uno scandalo che sia morto su una croce. E’ uno scandalo: lo scandalo della Croce. La Croce continua a far scandalo. Ma è l’unico cammino sicuro: quello della Croce, quello di Gesù, quello dell’Incarnazione di Gesù.
Per favore, non "frullate" la fede in Gesù Cristo. C’è il frullato di arancia, c’è il frullato di mela, c’è il frullato di banana, ma per favore non bevete "frullato" di fede. La fede è intera, non si frulla. E’ la fede in Gesù. E’ la fede nel Figlio di Dio fatto uomo, che mi ha amato ed è morto per me.
Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali. Non è, non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!
Solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui si tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!
Il mondo è affamato di pane, tuttavia “c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare”. Ogni nazione si regge, pertanto, su una serie di “beni immateriali” che sono dei veri e propri “pilastri”: la vita, la famiglia, l’educazione integrale, la salute e la sicurezza.Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà. Però io voglio che ci vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori…, se non lo fanno diventano una ONG e la Chiesa non può essere una ONG. Che mi perdonino i vescovi ed i sacerdoti, se alcuni dopo vi creeranno confusione. E’ il consiglio. Grazie per ciò che potrete fare.
Guardate, io penso che, in questo momento, questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli anziani, ovviamente.
Fin dal primo momento in cui ho toccato la terra brasiliana e anche qui in mezzo a noi, mi sento accolto. Ed è importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei - un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!”
Nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo! Ognuno, secondo le proprie possibilità e responsabilità, sappia offrire il suo contributo per mettere fine a tante ingiustizie sociali. Non è, non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!
“Solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui si tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!”
Non lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello scarto, perché noi siamo fratelli. Nessuno è da scartare! Ricordiamolo sempre: solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! Pensiamo alla moltiplicazione dei pani di Gesù! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!
Il mondo è affamato di pane, tuttavia “c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare”. Ogni nazione si regge, pertanto, su una serie di “beni immateriali” che sono dei veri e propri “pilastri”: la vita, la famiglia, l’educazione integrale, la salute e la sicurezza.
“La vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l'equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano”, ha spiegato il Santo Padre.
Cari amici, certamente è necessario dare il pane a chi ha fame; è un atto di giustizia. Ma c’è anche una fame più profonda, la fame di una felicità che solo Dio può saziare. Fame di dignità. Non c’è né vera promozione del bene comune, né vero sviluppo dell'uomo, quando si ignorano i pilastri fondamentali che reggono una Nazione, i suoi beni immateriali: la vita, che è dono di Dio, valore da tutelare e promuovere sempre; la famiglia, fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale; l’educazione integrale, che non si riduce ad una semplice trasmissione di informazioni con lo scopo di produrre profitto; la salute, che deve cercare il benessere integrale della persona, anche della dimensione spirituale, essenziale per l'equilibrio umano e per una sana convivenza; la sicurezza, nella convinzione che la violenza può essere vinta solo a partire dal cambiamento del cuore umano.
Voi, cari giovani, avete una particolare sensibilità contro le ingiustizie, ma spesso siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare. Cercate voi per primi di portare il bene, di non abituarvi al male, ma di vincerlo con il bene. La Chiesa vi accompagna, portandovi il bene prezioso della fede, di Gesù Cristo, che è «venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
“Per favore – si è raccomandato il Papa - non annacquate la fede, non fatela diventare liquida. Noi nutriamo la fede nel figlio di Dio che è morto per ognuno di noi”.
Papa Francesco ha concluso dicendo “in questo momento sento che è bello avervi nel cuore. Mi sarebbe piaciuto essere più vicino a voi, grazie per essere voi vicini a me. Grazie per le vostre preghiere. Ho bisogno delle vostre preghiere”.